
Alpinismo Aprire e Ripetere…dalla parte del Torto
Noi Guide Prorock, può sembrare strano, ma spesso scaliamo per il nostro piacere e soprattutto amiamo condividere con i Colleghi e Amici belle giornate di arrampicata, apertura di itinerari, chiodiamo, investiamo nel terriorio e manteniamo Falesie, Vie Alpinistiche…il nostro gioco, la nostra arte, la nostra passione e di tutti quelli che ci leggono.
In una fantastica giornata, io e Cristiano abbiamo pensato di ripetere un’itineario in Apuane che non vogliamo citare semplicemente perchè in un luogo dove purtroppo pare che noi climbers si distrurbi di più dei camion delle cave che passano sotto le pareti…ho smesso da tempo di interregormi sulla mente umana.
Si tratta di una bella via su ottima roccia “Invisibile”, con difficoltà sino al 7c+, purtroppo i primi due tiri ricalcano per piu tratti una mia via, aperta molti anni fa con l’Amico Davide Della Valle dove sono stati tolti miei spit e anche una sosta sostituendoli con altri più nuovi e posizionati diversamente.

all’inizio degli anni 2000 avevo scritto alcune riflessioni in merito all’apertura di Vie a spit dal basso: rileggendole oggi mi trovano ancora d’accordo…lo riporto in questo blog…non si sa mai qualcuno non riesca a dormire la sera…
Buona scalata a tutti! Roberto e il @teamprorock:
Dalla parte del torto
Alcuni anni or sono, sulla Rivista della Montagna nel numero speciale di Roc, Andrea Gobetti, amico e scrittore di un certo livello, scrisse un pezzo che si intitolava “Dalla parte del torto”.
In questo racconto si parlava di un tipo al quale piaceva stare dalla parte del torto; mentre tutti andavano nella direzione “GIUSTA”, rispettando le regole e comportandosi in una determinata maniera lui, accorgendosi di questo noioso perbenismo, decise di evitare tutto quello che la comunità considerava “politicamente corretto”. Così mi sono sentito meno “solo” quando da giovanissimo, salendo vie classiche sulle Apuane con le prime scarpette d’arrampicata anziché con gli scarponi, sono passato da subito “dalla parte del torto”. Ora tale modo di arrampicare in montagna è una pratica comune, farebbe sorridere vedere qualcuno scalare con gli scarponi…
Questa introduzione vuol fare capire che ciò che scriverò in questo pezzo non vuol essere un’esaltazione del nostro operato ma piuttosto una puntualizzazione di quanto abbiamo fatto in questi anni di “apertura” io e Rolando Larcher.
La nostra strada di ricerca verso uno “stile d’apertura” ci ha visto tra i primi in Europa a darci delle regole per salire delle pareti in arrampicata “libera” utilizzando gli spit per la protezione e il trapano per infiggerli. Tanta gente ci critica perché apriamo vie protette in maniera seriale con spit ma la maggior parte di quelli che parlano non hanno mai ripetuto nessuna nostra via.
Chi lo ha fatto ha rilevato che anche con gli spit tali vie rispettano determinate regole etiche ben evidenziate dal nostro stile. Per ultimo, ma comunque non meno importante, con questo genere di vie non cerchiamo di uccidere l’alpinismo e non pretendiamo nemmeno di chiamarlo tale, ma bensì di esaltare le moderne possibilità che la tecnica ci offre per spingere in avanti i (nostri) limiti in arrampicata “libera” sulle vie multipitch.
- Prima di affrontare una parete ci documentiamo bene sull’esistenza di altri itinerari e facciamo la massima attenzione a non modificare nessuno di essi se mai lo incrociamo.
- le nostre vie ricercano tratti di parete compatti e con alte difficoltà dove le protezioni mobili sarebbero di scarso utilizzo se non addirittura impossibili.
- la progressione tra i punti d’assicurazione in apertura viene fatta in completa arrampicata libera e l’utilizzo dei cliff avviene solo per appendersi nel momento di bucare la roccia per mettere il chiodo.
- Dopo l’apertura (che quindi avviene a resting) torniamo per ripetere le nostre vie RP e valutarne l’effettiva difficoltà dei tiri superati in continuità da almeno uno dei due. (qui Rolando mi batte per determinazione e livello!)
“LIBERA”questa famosa e ripetuta parolina che tanto fa discutere.
libera da cosa?
Anche quelli che sostengono di essere dei puristi e intergralisti del clean da cosa sono liberi?
L’uomo non è fatto per arrampicarsi sulle pareti completamente libero. È troppo intelligente per non capire il senso di una parola.
Libero vuol dire “senza nulla che lo costringa ad essere diverso da come madre natura lo ha fatto!”
Le mani sono le mani, lo stesso i piedi, nessun mezzo deve intervenire ad impedire la “Libertà” dell’uomo.
Nell’arrampicata se parliamo di libera dovremmo essere intergralisti e non utilizzare alcun mezzo che ci aiuta ad arrampicare meglio. Scarpe, imbraco, corda, chiodi, moschettoni, friend ecc sono mezzi che ci servono per superare le pareti con minor difficoltà e maggior sicurezza.
La tecnologia, dai primi pionieri dell’alpinismo ad oggi, ha fatto passi da gigante e le difficoltà superate sono andate di pari passo con la progressione tecnica dei mezzi a disposizione.
La maggior parte di quelli che criticano il nostro utilizzo degli spit sostenendo l’uso delle protezioni tradizionali, come ho già detto sopra, le nostre vie non le ha mai fatte; inoltre dove quasi tutti questi signori mettono i friends o i chiodi a fessura noi, nella maggior parte dei casi, andiamo da sosta a sosta senza protezioni o quasi.
Quelli che sui forum dei siti specializzati chiacchierano e sparano a zero sugli spit vadano a ripetere le nostre vie.
Vadano a vedere se c’è più rischio di farsi del male sul Pesce o sulla L.V.
Questi signori provino ad aprire una via a spit, dal basso, arrampicando su terreno vergine e con il nostro stile per vedere se è più facile che salire una parete articolata e piena di buchi dove infilare friends o chiodi ogni metro. Certa gente ci accusa di aprire delle vie ferrate e con arroganza minaccia di schiodarle senza accorgersi che le alpi sono piene di vie superdirettissime aperte negli anni ’60, ‘70 e 80 piene di ferraglia ad espansione o a fessura salite in artificiale e poi, dimostrato ai giorni nostri, arrampicabili in libera.
Perché questi signori, paladini dell’alpinismo, non cominciano a ripulire queste vere ferrate e aspettano qualche anno a schiodare le nostre? Che qualcuno dimostri che si potevano salire in stile clean e poi le schiodi! Certo anche oggi esistono vie a spit esageratamente chiodate e anch’io sono artefice di alcune vie definite plasir per la quantità di protezioni fisse in loco ma questo è stato per scelta e per creare delle vie frequentabili anche da chi non era un Braveheart
Non a caso queste ultime, generalmente di difficoltà moderate, sono vie ripetute e frequentate mentre le vie difficili e a spit distanziati sono ripetute poco e solo da arrampicatori di un certo livello.
Abbiamo cominciato ad aprire vie con gli spit più di 20 anni fa e solamente dopo tanto affinamento del livello tecnico, sia arrampicatorio che di metodo, siamo riusciti ad aprire vie del calibro della Svizzera e di Mezzogiorno di fuoco in Sardegna.
Chi le ripeterà apprezzerà soprattutto la qualità dell’arrampicata la perfezione della linea e non ultimo l’impegno psicotecnico richiesto da questi veri must del multipich.
Forse a molti queste mie puntualizzazioni sembreranno arroganti ma prima di affermare tali cose sia io che Rolando abbiamo ripetuto tante vie aperte da altri che anno usato lo stesso stile (per citarne alcuni- dai pionieri ai giorni nostri – Mariacher su Tempi Modernisimi, Martin Scheel in Ratikon, Piolà sul Bianco, fratelli Remy in Wenden e molti altri posti, Kammerlander sempre in Ratikon e Mussato per ultimo in Marmolada) e possiamo affermare con certezza che le “nostre” sono vie, come direbbe il compianto P. Berhault, sono “MAJEUR”
In occasione dell’apertura della L.V. in Marmolada avevo già scritto che questo genere di vie in montagna le apriamo per noi e per chi può godersele arrampicando dalla base alla cima e non pretendiamo che nessuno le vada a fare per elogiare il nostro operato (nonostante chi le ha ripetute lo ha fatto anche in maniera entusiasta). Noi, come già altri prima di noi, abbiamo fatto una cosa che ci ha portato “dalla parte del torto” e chissà, tra qualche anno, qualcuno forse dirà che dalla parte del torto ci si annoia meno!
Roberto


Roberto Vigiani